lunedì 29 agosto 2022

Un pensiero su Fuochi d'Artificio in Pieno Giorno di Diao Yinan


Fuochi d'Artificio in Pieno Giorno

AVVERTENZA: Questa analisi potrebbe contenere spoiler sulla storia


Fuochi d'artificio in pieno giorno, diretto da Diao Yinan - regista che successivamente verrà conosciuto con il più famoso "il lago delle oche selvatiche"- è un thriller con tinte noir che narra una storia di riscatto e redenzione attraverso la vita privata di una donna e di un uomo.

In diverse stabilimenti di carbone della provincia di heilongjiang vengono ritrovati dei resti umani. Il poliziotto Zhang Zili, insieme ad alcuni colleghi, trova una pista e decide di indagare. Purtroppo però i poliziotti durante un interrogatorio in un locale vengono coinvolti in uno scontro a fuoco dove perdono la vita ma il nostro protagonista è l'unico superstite. Passano cinque anni e troviamo quest'ultimo che lavora come guardia di sicurezza ma è un uomo oramai alla deriva dove l'alcool non fa altro che aiutarlo ad annebbiare i dolorosi ricordi.
La speranza di riscatto si innesca quando un suo ex-collega, in maniera del tutto fortuita ,gli rivela che quegli omicidi stanno ricominciando e che l'unico punto di collegamento fra i vari casi sembra che sia una donna chiamata Wu Zhizhen. Zhang inizia quindi un'indagine privata che lo porterà ad esplorare gli oscuri drammi di una donna.




Fuochi d'Artificio in Pieno Giorno è come già detto un thriller dalle tinte noir dove protagonista non è tanto la storia ma i legami e le psicologie dei personaggi. Quest'ultimi infatti hanno una profondità che solo in determinate opere è possibile trovare. Le inquadrature ed il montaggio sono ottime ed alcune scene sono costruite in modo non soltanto per essere propedeutiche alla storia ma anche per veicolare delle sensazioni. Nei primi minuti vediamo ad esempio Zhang mentre indaga e, accidentalmente, fa rotolare una bottiglia di alcool giù per le scale. Successivamente capiamo che il regista voleva comunicarci con quella scena di piccoli secondi che da lì a breve il protagonista avrebbe "toccato il fondo" a causa della dipendenza che dopo svilupperà. Un'altra scena ancora - precisamente quella finale- ci mostra dei fuochi d'artificio sparati in pieno giorno non soltanto come "tributo" al titolo del film ma anche come immagine significativa di quanto, se pur belli, i fuochi d'artificio sparati durante le ore diurne non soltanto rischiano di essere pericolosi ma assumono anche un aspetto quasi minaccioso. Il fumo di quest'ultimi si confonde infatti con le nuvole, oscurando ulteriormente un cielo plumbeo.

Il film vive di questi momenti preziosi e fino alla fine non accenna a rinunciare all'ottima fotografia per veicolare i vari stati d'animo dei protagonisti. Molte volte ci saranno infatti illuminazioni tetre, altre volte prive di colore mentre altre ancora l'illuminazione sarà talmente artificiosa da far sembrare il tutto come uscito da sogno.
La fotografia quindi, come già detto, rimane sempre su livelli eccellenti ed è un piacere rimanerne incantati.


Arrivati alla fine e scoperta la verità, un montaggio alternato dal sapore amaro ci farà scoprire il destino dei due protagonisti. Zhang è riuscito a tornare in polizia, ripulendo il suo nome e la sua carriera mentre la donna andrà in prigione oramai avvilita dal pensiero che suo marito ha sacrificato tutto per niente.

La pellicola quindi ci invita a riflettere non soltanto sulla vita di un assassino e di un poliziotto ma anche di quella di una complice che, seppur silenziosamente, ha dovuto sopportare una vita fatta di privazione e di solitudine. Un film magistrale che andrebbe visto e rivisto per cogliere tutte le sfumature di un regista che, con questa sua terza opera, si conferma un ottimo registra dalla spiccata sensibilità su tematiche che molto spesso i film ignorano deliberatamente.



domenica 28 agosto 2022

[ The Elder Scrolls ] Breve Storia dell'Impero Volume Quarto



Il primo volume di questa serie narra in modo conciso dei primi otto imperatori della dinastia Septim, a partire da Tiber I. Il secondo volume narra della Guerra del Diamante Rosso e dei sei imperatori successivi al conflitto. Il terzo volume descrive le difficoltà incontrate dai tre imperatori che seguirono, il frustrato Uriel IV, l'inefficace Cephorus II e l'eroico Uriel V.


Alla morte di Uriel V, avvenuta in mare nel lontano e ostile regno di Akavir, Uriel VI aveva soltanto cinque anni, nato appena poco prima che suo padre partisse per Akavir. L'unica altra progenie di Uriel V, frutto di una sorta di alleanza morganatica, erano le gemelle Morihatha ed Eloisa, che nacquero un mese dopo la partenza di Uriel V. Uriel VI fu incoronato imperatore nel 290° anno della Terza Era. Alla consorte imperiale Thonica, in quanto madre del fanciullo, fu concessa una sovranità limitata finché Uriel VI non avesse raggiunto la maggiore età. Il Consiglio degli Anziani conservò il potere effettivo, com'era sempre stato fin dai tempi di Katariah I.


In tal modo, il consiglio poté godere di una illimitata libertà per promulgare quelle leggi (e produrre profitti) che a Uriel VI non fu concesso di amministrare fino al 307, quando ormai aveva ventidue anni. Per anni era stato lento nell'assumere posizioni di responsabilità, ma sia il consiglio sia la madre, soddisfatta della sovranità di cui godeva, per quanto limitata, erano alquanto restii a lasciare le redini dell'Impero. Nel momento in cui Uriel VI ascese al trono, i meccanismi insiti nelle funzioni di governo gli concessero un certo potere, pur con l'esclusione del diritto al veto imperiale.


Tuttavia, quel potere lo esercitò con costanza e risolutezza. Per l'anno 313, Uriel VI poteva vantarsi di governare realmente l'Impero di Tamriel. Utilizzò la rete di spie ormai sciolta e alcune unità della guardia per intimidire e spaventare i membri più ostici del Consiglio degli Anziani. La sua sorellastra Morihatha fu (cosa non certo sorprendente) la sua più fedele alleata, specialmente dopo che il suo matrimonio con il Barone Ulfe Gersen di Winterhold la rese ricca e influente. Come il saggio Ugaridge disse, "Uriel V conquistò Esroniet, ma Uriel VI conquistò il Consiglio degli Anziani".


Alla morte di Uriel VI, dovuta alle lesioni riportate in seguito a una caduta da cavallo che neppure i migliori guaritori imperiali furono in grado di risanare, il diadema imperiale passò all'amata sorella Morihatha. A venticinque anni di età, fu descritta dai diplomatici (dichiaratamente interessati) come la più bella creatura di tutta Tamriel. Di certo era vivace, atletica, dotata di notevole cultura ed esperta nell'arte della politica. Portò l'arcimaestro di Skyrim nella Città Imperiale e creò il secondo mago guerriero imperiale dai giorni di Tiber Septim.


Morihatha finì il lavoro che era stato iniziato da suo fratello e trasformò la provincia imperiale in un governo vero e proprio sotto il controllo dell'imperatrice (e in seguito dell'imperatore). Fuori dalla provincia imperiale, tuttavia, era in corso una lenta disgregazione. Rivoluzioni palesi e guerre civili avevano infuriato indisturbate dai tempi di suo nonno Cephorus II. Coordinando in modo accurato i contrattacchi, Morihatha riuscì lentamente a sedare i suoi vassalli ribelli, evitando sempre di esporsi eccessivamente.


Sebbene le campagne militari di Morihatha ottennero un gran successo, la sua ponderatezza era spesso causa di frustrazioni nel consiglio. Uno dei membri del consiglio, un argoniano che assunse il nome Coloviano di Thoricles Romus, furioso per il suo rifiuto di inviare truppe nella provincia di Black Marsh, è pubblicamente ritenuto responsabile di aver assoldato gli assassini che le tolsero la vita nel 3E 339. Romus venne sommariamente processato e giustiziato, pur essendosi dichiarato innocente fino alla fine.


Morihatha non aveva figli in vita ed Eloisa era morta d'infezione quattro anni prima. Il figlio venticinquenne di Eloisa, Pelagius, fu incoronato imperatore col nome di Pelagius IV. Proseguì il lavoro di sua zia, riuscendo a riportare sotto il dominio imperiale i regni, i ducati e le baronie più radicali e ostinati dell'Impero. Affrontò i suoi impegni con la stessa compostezza e ponderatezza di Morihatha, ma non ottenne gli stessi successi. I regni erano rimasti privi di vincoli così a lungo che perfino una benevola presenza imperiale era considerata motivo di contrasto. Nondimeno, alla morte di Pelagius, dopo ventinove anni di regno caratterizzati da una notevole prosperità e stabilità, Tamriel era prossima all'unità più di quanto non lo fosse stato dai tempi di Uriel I.


Il nostro attuale imperatore (si ricordi che il libro è vecchio di secoli), sua eccellente e terribile maestà, Uriel Septim VII, figlio di Pelagius IV, possiede la diligenza della prozia Morihatha, l'abilità politica del prozio Uriel VI e il valore militare del pro-prozio Uriel V. Per ventuno anni regnò seminando giustizia e ordine in tutte le terre di Tamriel, finché nell'anno 3E 389 venne tradito dal suo mago guerriero imperiale, Jagar Tharn.


Uriel VII fu imprigionato in una dimensione alternativa creata dallo stesso Tharn. In seguito, Tharn fece uso delle arti della stregoneria per assumerne le sembianze. Per i successivi dieci anni, Tharn abusò dei suoi privilegi imperiali, ma non si impegnò a continuare le campagne di conquista di Uriel VII. Non è ancora del tutto noto quali fossero gli obiettivi e i risultati personali di Tharn durante la sua vita da impostore. Nel 3E 399, un enigmatico Campione sconfisse il mago guerriero nelle segrete del palazzo imperiale e liberò Uriel VII dalla sua prigione ultra-dimensionale.


Fin dalla sua restaurazione, Uriel Septim VII si è impegnato con diligenza nel riprendere le battaglie per l'unificazione delle terre di Tamriel. È vero, l'interferenza di Tharn ne arrestò lo slancio, ma gli anni trascorsi da allora hanno ravvivato la speranza che l'Epoca d'Oro di Tiber Septim possa glorificare Tamriel ancora una volta.


giovedì 25 agosto 2022

Un pensiero su Two Sisters di Kim Ji-woon

UN PENSIERO SU TWO SISTER DI KIM JI-WOON



 

Uscito nel 2003, Two Sister (장화, 홍련?Janghwa, Hongryeon) di Kim Ji-woon, riesce nella difficile impresa di descrivere molti temi delicati. Famiglie disfunzionali, salute mentale, senso di dovere e responsabilità; il regista riesce a veicolare queste tematiche importanti con grazia e delicatezza attraverso superbe inquadrature e scelte di montaggio davvero ottime. Arrivato alla mia terza visione, mi sento abbastanza sicuro per poterne parlare.

Two Sister narra la storia di due gemelle che apparentemente vengono perseguitate da una matrigna senza scrupoli. Inoltre, nella casa dove vivono con lei ed il loro padre, sembrano manifestarsi delle strane presenze. Questo è in breve la sinossi del film che a mio avviso non gli rende minimamente giustizia. Dato che per parlarne bene sarebbe meglio capire fin da subito la storia del film, andiamo dritti al punto e spieghiamo cosa è successo realmente nella pellicola.

Spiegazione del film

La madre delle gemelle aveva disturbi psichiatrici e richiedeva continue cure mediche. Quest'ultime gli venivano somministrate da Eun-joo- infermiera di un istituto psichiatrico- che, dopo una breve permanenza in casa, intraprese una relazione con il marito della malata. Oramai stanca di sopportare la situazione, la moglie tentò di togliersi la vita impiccandosi dentro all'armadio. Nel tentativo di aiutare la madre, Soo-yeon perse la vita schiacciata dal peso del mobile cascatogli addosso. Eun-joo avendo visto la ragazza in pericolo, scende con molta tranquillità e, una volta incontrata Soo-mi , invece di chiedere aiuto fa finta di nulla.

Ricoverata in un istituto psichiatrico a causa dello shock, Soo-mi venne in seguito rilasciata dalla struttura. La ragazza andrà quindi a stare dal padre non accettando però la natura della relazione che esso aveva ed ha tuttora con la donna e non perdendo occasione per manifestare il suo disprezzo verso di lui. Il disturbo dissociativo di cui soffre, la porta spesso ad avere allucinazioni ed ad "impersonare" a volte la matrigna mentre a volte la sorella. Per tutto il tempo il padre non saprà come interagire con la figlia e sopporterà le sue innumerevoli malefatte fino a quando, in preda alla disperazione, non gli ricorderà che sua sorella Soo-yoen in realtà è morta anni prima a causa di quel terribile incidente. Da quel punto in poi, a causa della presa di coscienza della protagonista, non vedremo più la sorella su schermo ma ne udiremo soltanto la voce e da lì a poco la pellicola spiegherà tramite flashback le cose qua descritte. Il film si conclude col padre - oramai incapace di gestire sua figlia - che chiama la sua compagna per farsi aiutare ed insieme porteranno nuovamente Soo-mi in clinica. Nonostante sembra assorta in un mondo a parte, la ragazza, afferra vigorosamente il braccio della matrigna, facendo capire allo spettatore che in realtà lei potrà dimenticare tutto, persino sua sorella, ma non dimenticherà mai lei e di come, entrando nella sua vita, gliela abbia rovinata

Analisi

Two Sister è un film che appare ingiusto, un film dove le colpe degli adulti ricadono sui propri figli. A pagarne il prezzo più alto è infatti So-yen che paga con la propria vita il tentativo di salvare sua madre, vittima di un marito deprecabile che ha preferito fuggire dalla relazione nel peggiore dei modi ed ha costretto la moglie al suicidio; in seguito, Soo-mi pagherà con la propria salute mentale tutto quello che è accaduto alla sua famiglia e la sfumatura horror che possiede il titolo non fa che accentuare la sofferenza della protagonista, intrappolata in un mondo rancoroso, cupo e solitario.


Le gemelle fischiettano il motivo della madre

Durante il film è interessante notare come Soo-mi proietta la sua natura sottomessa e compassionevole sulla sorella. L'esempio perfetto è quando Soo-mi propone di uccidere gli uccellini della matrigna mentre So-yeon consiglia di liberarli oppure quando è quest'ultima a subire le punizioni corporee della matrigna. So-yeon inoltre parla poco ed è facilmente impressionabile mentre So-mi è molto più forte e sicura. Quella che vediamo quindi nel film non è tanto la sorella ma, come detto prima, una proiezione psicologica del carattere della protagonista.

Eun-joo, la matrigna
La necessità invece che ha Soo-mi di impersonare la matrigna deriva dal ricordo del dolore che quest'ultima le ha provocato e che in qualche modo la reputa la causa di tutti i suoi mali. Non essendo fisicamente lì la matrigna, la protagonista ha bisogno di un riscontro visivo con cui poter interagire e dire tutto quello che pensa di lei. Se è vero che la matrigna nella psiche della ragazza è rappresentata in maniera ben peggiore di come sia in realtà, è anche vero che forse c'è molta più verità di quanto si pensi. La matrigna infatti avrebbe potuto salvare la ragazza e sua madre ma decide di non farlo. Per molti questo si tratta di una ripicca nei confronti di una risposta datagli da Soo-mi mentre per me la verità è che la donna abbia approfittato della situazione per farsi strada all'interno della famiglia. Se la vediamo così, il comportamento di quest'ultima è terribile e la proiezione che ha Soo-mi rappresenta forse quello che è realmente, una donna senza scrupoli.

 Two Sister è un film angosciante che mette in scena una storia apparentemente horror per descrivere situazioni che possono accadere in qualsiasi nucleo familiare. Kim Ji-woon non lascia nulla al caso, ogni inquadratura è studiata, ogni scena costruita e le musiche che accompagnano il tutto hanno quel sapore nostalgico che tanto amiamo quando vediamo opere del genere.




martedì 23 agosto 2022

[ The Elder Scrolls ] Breve Storia dell'Impero Volume Terzo



Il primo volume di questa serie presenta un riepilogo della storia delle varie successioni dei primi otto imperatori della dinastia Septim, da Tiber I fino a Kintyra II. Il secondo volume narra della Guerra del Diamante Rosso e dei sei imperatori che seguirono, da Uriel III a Cassynder I. Sul finire di quel volume, si è detto come il fratellastro dell'Imperatore Cassynder assunse la corona di imperatore di Tamriel col nome di Uriel IV


È importante rammentare come Uriel IV non fosse un Septim per diritto di nascita. Sua madre, sebbene imperatrice per molti anni, era un elfo scuro, divenuta consorte di un vero imperatore della dinastia Septim, Pelagius III. Il padre di Uriel era in realtà il successivo consorte di Katariah I, un nobiluomo bretone di nome Lariat con cui si era unita dopo la morte di Pelagius. Prima di salire al trono dell'Impero, Cassynder I aveva governato il regno di Wayrest, ma la sua cagionevole salute lo aveva costretto a ritirarsi. Cassynder non aveva figli e così adottò in forma legittima il suo fratellastro Uriel e abdicò. Sette anni dopo, Cassynder ereditò l'Impero alla morte di sua madre. Tre anni dopo, Uriel ereditò di nuovo il trono che era stato di Cassynder.


Il regno di Uriel IV fu longevo e difficile. Pur essendo un membro della famiglia Septim legittimamente adottato e a dispetto dell'alto rango della famiglia Lariat, lontani cugini dei Septim, pochi nel Consiglio degli Anziani si persuasero ad accettarlo del tutto come un vero discendente di Tiber. Il consiglio aveva assunto molte delle responsabilità di governo durante il lungo regno di Katariah I e il breve regno di Cassynder I, e un risoluto monarca "alieno" come Uriel IV trovò praticamente impossibile conquistarne l'irremovibile lealtà. Assai sovente il consiglio e l'imperatore si erano trovati in contrasto e quasi ogni volta era stato il consiglio a vincere la contesa. Fin dai tempi di Pelagius II, il Consiglio degli Anziani era costituito dalle donne e dagli uomini più ricchi dell'Impero e il potere che esercitavano era decisivo.


L'ultima vittoria del consiglio su Uriel IV fu postuma alla sua morte. Andorak, suo figlio, fu diseredato in seguito a un voto e un suo cugino, con un grado di parentela più prossimo alla dinastia Septim, fu proclamato imperatore con il nome di Cephorus II nel 3E 247. Per i primi nove anni del regno di Cephorus II, le forze ancora fedeli ad Andorak si batterono con quelle imperiali. In un atto che il saggio Eraintine chiamò "Il cuore di Tiber Septim che non batte più", il consiglio concesse ad Andorak il regno di Shornhelm nella provincia di High Rock per concludere la guerra. I discendenti di Andorak lo governano ancora.


Nel complesso, Cephorus II aveva nemici che richiedevano un'attenzione assai maggiore di Andorak. "Come uscito da un incubo cimmerico", nelle parole di Eraintine, un uomo che si definiva l'Usurpatore di Camoran, alla testa di un esercito di daedra e guerrieri non-morti, attraversò le terre di Valenwood con la furia della tempesta, conquistando regno dopo regno. Pochi poterono resistere ai suoi furiosi attacchi e quando il mese si tinse di rosso sangue, nell'anno 3E 249, la resistenza diminuì ulteriormente. Cephorus II inviò sempre più mercenari nella provincia di Hammerfell per arrestare l'avanzata verso nord dell'Usurpatore, ma furono corrotti o massacrati e invocati come non-morti.


La storia dell'Usurpatore di Camoran meriterebbe un volume separato (per maggiori dettagli, consiglierei al lettore di consultare La Caduta dell'Usurpatore di Palaux Illthre). In breve, la distruzione delle armate dell'Usurpatore ebbe poco a che fare con gli sforzi dell'imperatore. Il risultato fu una grande vittoria regionale e un aumento delle ostilità nei confronti di un Impero apparentemente inefficace.


Uriel V, successore e figlio di Cephorus II, ebbe il merito di mutare le opinioni nei confronti del potere latente dell'Impero. Distogliendo le attenzioni di Tamriel dal conflitto interno, Uriel V condusse una serie di invasioni dal momento in cui salì al trono nel 3E 268. Conquistò Roscrea nel 271, Cathnoquey nel 276, Yneslea nel 279 ed Esroniet nel 284.


Un tempio Akaviri a Skyrim

Nell'anno 3E 288, s'imbarcò nella sua più ambiziosa impresa, l'invasione del regno-continente di Akavir. Quest'ultima campagna si rivelò fallimentare, poiché due anni dopo Uriel V rimase ucciso in Akavir sul campo di battaglia di Ionith. Nondimeno, Uriel V possiede ancora una reputazione seconda soltanto a Tiber, come uno dei due grandi imperatori guerrieri di Tamriel.




Gli ultimi quattro imperatori, a partire dal giovane figlio di Uriel V, sono descritti nel quarto e ultimo volume di questa serie.

lunedì 22 agosto 2022

[ The Elder Scrolls ] Breve Storia dell'Impero Volume Secondo

Il primo volume della serie descrive brevemente le vite dei primi otto imperatori della dinastia Septim, iniziando dal glorioso Tiber Septim per giungere alla sua lontana pronipote nella linea dinastica, Kintyra II. 

L'assassinio di Kintyra, perpetrato durante la sua prigionia a Glenpoint, secondo il parere di alcuni storici, rappresenta la fine della pura discendenza dalla stirpe dei Septim nella famiglia imperiale. Di sicuro segna la fine di qualcosa d'importante. Uriel III non si limitò a proclamarsi imperatore di Tamriel, ma assunse il nome di Uriel Septim III, attribuendosi il glorioso casato come fosse un titolo onorifico. In realtà, il suo casato era Mantiarco dalla dinastia di suo padre. Negli anni successivi, Uriel III fu detronizzato e i suoi crimini vituperati, ma la tradizione di attribuire il casato dei Septim, come titolo onorifico, all'imperatore di Tamriel non morì con lui.

L'emblema della famiglia Septim (Fan Art)
Per sei lunghi anni, la Guerra del Diamante Rosso (il cui nome derivò dal famoso emblema della dinastia Septim) dilaniò le terre dell'Impero. Le fazioni in lotta erano rappresentate dai tre figli ancora viventi di Pelagius II - Potema, Cephorus e Magnus - ciascuno con la propria progenie. Potema, com'è ovvio, si batteva al fianco di suo figlio Uriel III e aveva il sostegno dell'intera provincia di Skyrim e delle terre settentrionali di Morrowind. Per merito degli sforzi congiunti di Cephorus e Magnus, la provincia di High Rock mutò vessillo. Le province di Hammerfell, Isola di Summerset, Valenwood, Elsweyr e Black Marsh, offrirono la propria lealtà a una o all'altra compagine, ma molti dei sovrani si schierarono al fianco di Cephorus e Magnus.

Nel 3E 127, Uriel III fu catturato nella Battaglia di Ichidag in Hammerfell. Durante il trasferimento nella Città Imperiale, la folla in tumulto aggredì la carrozza del prigioniero e lo arse vivo al suo interno. Il suo rapitore, nonché zio, proseguì il viaggio per la Città Imperiale, dove fu incoronato per acclamazione unanime imperatore di Tamriel.


La città di Solitude
Il regno di Cephorus fu contraddistinto soltanto da una lunga guerra. Era un uomo gentile e intelligente sotto
ogni aspetto, ma in quegli anni Tamriel aveva bisogno di un grande guerriero e fortunatamente lui lo era. Gli occorsero altri dieci anni di guerra interminabile per riuscire a sconfiggere sua sorella Potema. La cosiddetta Regina Lupo di Solitude morì durante l'assedio della sua città-stato nell'anno 137.


 Cephorus sopravvisse a sua sorella soltanto tre anni. Durante la guerra non ebbe il tempo di trovare una consorte e sul trono salì suo fratello, il quarto figlio di Pelagius II.L'Imperatore Magnus era già anziano quando si prese carico dell'emblema imperiale e per punire i sovrani traditori della Guerra del Diamante Rosso fece fondo a gran parte delle sue forze. La leggenda accusa Pelagius III, figlio di Magnus e suo erede, di parricidio, sebbene tale evenienza appaia assai improbabile, se non altro perché Pelagius fu incoronato re di Solitude dopo la morte di Potema e raramente lo si vedeva nella Città Imperiale.

Pelagius III, talvolta chiamato Pelagius il Pazzo, fu proclamato imperatore nel 145° anno della Terza Era. Quasi fin dall'inizio, le sue bizzarrie comportamentali furono notate a corte. Era solito imbarazzare i dignitari, offendere i re vassalli e in una particolare occasione pose fine a un gran ballo imperiale tentando d'impiccarsi. La sua devota consorte, dopo aver a lungo sofferto, fu infine proclamata sovrana di Tamriel, mentre Pelagius III venne internato in una serie di istituti di guarigione e di asili fino alla sua morte, avvenuta nel 3E 153 all'età di trentaquattro anni.

La sovrana reggente di Tamriel fu proclamata Imperatrice Katariah I dopo la morte del suo consorte. Fra coloro che non vedono nella morte di Kintyra II la fine della stirpe dei Septim, alcuni considerano la discendenza di questa donna di razza elfica scura il vero inizio del declino della dinastia. D'altro canto, i suoi sostenitori asseriscono che, sebbene Katariah non sia una discendente di Tiber, il figlio che ebbe con Pelagius lo era, e pertanto la dinastia imperiale ebbe una continuazione. Nonostante alcuni pareri contrari di stampo razzista, i quarantasei anni del regno di Katariah furono fra i più celebrati nella storia di Tamriel. Non a proprio agio nella Città Imperiale, Katariah viaggiò moltissimo attraverso tutte le province dell'Impero, come nessun altro imperatore aveva mai fatto dai tempi di Tiber. Sanò molte delle ferite lasciate dal suo predecessore a causa della rottura di alleanze o di una sconsiderata diplomazia. Il popolo di Tamriel giunse ad amare la sua imperatrice assai più di quanto la amasse la nobiltà. L'episodio della morte di Katariah, avvenuta in una schermaglia di minore entità, è uno dei soggetti preferiti dagli storici fanatici delle cospirazioni. La scoperta del saggio Montalius, dell'esistenza di un ramo decaduto della dinastia Septim e del coinvolgimento dei suoi membri in quella schermaglia, è invero una rivelazione degna di nota.

Quando Cassynder ascese al trono dopo la morte di sua madre, era già un uomo di mezz'età. Elfo soltanto per metà, la durata della sua vita era paragonabile a un bretone. Infatti, aveva lasciato il governo di Wayrest nelle mani del suo fratellastro Uriel, a causa della sua salute cagionevole. Nondimeno, in quanto unico vero discendente di Pelagius e dunque di Tiber, ricevette pressioni per accettare la corona. Non sorprende quindi che il regno dell'Imperatore Cassynder non abbia avuto lunga durata. In due anni raggiunse i suoi predecessori nel sonno eterno.

Uriel Lariat, fratellastro di Cassynder e figlio di Katariah I e del suo consorte imperiale Gallivere Lariat (successivo alla morte di Pelagius III), lasciò il regno di Wayrest per salire al trono dell'Impero come Uriel IV. Legalmente, Uriel IV era un Septim, poiché Cassynder lo aveva adottato nella famiglia reale quando divenne re di Wayrest. Nondimeno, per il Consiglio e per il popolo di Tamriel, era ancora un figlio illegittimo di Katariah. Uriel non possedeva il dinamismo di sua madre e i suoi quarantatrè anni di regno furono un costante focolaio di sedizione.

La storia di Uriel IV continua nel terzo volume di questa serie.


sabato 20 agosto 2022

[ The Elder Scrolls ] Breve Storia dell'Impero Volume Primo

 

Il continente di Tamriel

Prima del dominio di Tiber Septim, tutta Tamriel era in preda al caos. Il poeta Tracizis definì quel periodo tumultuoso "I giorni e le notti di sangue e veleno". I sovrani erano tiranni meschini, avidi di potere e si opposero strenuamente ai tentativi di Tiber di portare ordine nei loro selvaggi domini. Tuttavia, si mostrarono tanto disorganizzati quanto dissoluti, per cui il potente braccio di Septim riuscì infine a imporre la pace nella terra di Tamriel. Correva l'anno 2E 896. L'anno successivo, l'imperatore decretò l'alba di una nuova era. Così ebbe inizio la Terza Era, Anno Zero.

Per trentotto anni l'imperatore Tiber regnò incontrastato. Fu un'era di gloria, devozione e rispetto delle leggi, durante la quale la giustizia e l'uguaglianza appartenevano a ogni abitante, dal servo al sovrano. Alla morte di Tiber, piovve incessantemente per due settimane come se la terra stessa di Tamriel compiangesse il suo sovrano.

Il primogenito dell'Imperatore, Pelagius, ascese al trono. Sebbene il suo regno sia stato breve, si mostrò forte e risoluto come suo padre al tempo e Tamriel avrebbe rivissuto l'Epoca d'Oro. Purtroppo, un ignoto nemico della famiglia Septim assoldò una malvagia organizzazione di tagliagole, nota come la Confraternita Oscura, per uccidere l'Imperatore Pelagius I mentre pregava inginocchiato nel tempio dell'Unico nella Città Imperiale. Il regno di Pelagius I durò meno di tre anni.

Pelagius non aveva alcun figlio in vita, così la corona imperiale passò alla sua cugina di primo grado, la figlia di Agnorith, fratello di Tiber. Kintyra, già regina di Silvenar, ascese al trono come Kintyra I. Il suo regno fu benedetto da prosperità e da abbondanti raccolti e lei stessa fu un'accanita sostenitrice di arte, musica e danza.

Il figlio di Kintyra venne incoronato dopo la sua morte e fu il primo imperatore di Tamriel ad usare il nome di Uriel. Uriel I fu un grande legislatore della dinastia Septim e un convinto sostenitore di organizzazioni indipendenti e gilde. Sotto il suo gentile ma risoluto dominio, la Gilda dei Guerrieri e la Gilda dei Maghi acquisirono importanza in tutta Tamriel. Suo figlio e successore Uriel II regnò per diciotto anni, dalla morte di Uriel I nel 3E 64 fino all'incoronazione di Pelagius II nel 3E 82. Tragicamente, il regno di Uriel II fu dominato da degrado, calamità e insurrezioni. La gentilezza ereditata dal padre non servì Tamriel altrettanto bene e fu poca la giustizia amministrata.

Pelagius II non solo ereditò il trono del padre, ma anche i debiti del regno precedente, penosamente carente in giustizia e finanza. Pelagius sciolse il Consiglio degli Anziani e garantì l'accesso al nuovo consiglio solo a chi poteva pagare grosse somme di denaro. Incoraggiò simili iniziative tra i suoi vassalli, i re di Tamriel, e alla fine del suo diciassettesimo anno di sovranità, Tamriel era tornata alla prosperità. I suoi critici però, tuttavia, suggerirono che qualsiasi consigliere ricco di saggezza ma non altrettanto d'oro sarebbe stato escluso sommariamente da Pelagius. Questa potrebbe essere stata la causa di alcuni dei problemi che suo figlio Antiochus si trovò a fronteggiare, quando a sua volta divenne imperatore.

Antiochus fu senza dubbio uno dei più appariscenti membri della solitamente austera famiglia Septim. Ebbe numerose concubine e quasi altrettante mogli ed era conosciuto per la magnificenza dei suoi abiti e per il suo elevato senso dell'umorismo. Sfortunatamente, il suo regno fu dominato dalla guerra civile, superando in rovina perfino il regno di suo nonno Uriel II. La Guerra delle Isole nel 3E 110, una dozzina d'anni dopo l'incoronazione di Antiochus, coinvolse la remota provincia dell'Isola di Summerset, situata a grande distanza da Tamriel. Le forze alleate del re di Summerset e Antiochus sconfissero la flotta di Re Orghum, del regno isolano di Dyandonea grazie alla comparsa di un fortunale anomalo. La leggenda attribuisce all'Ordine Psijic dell'Isola di Artaeum il merito di aver evocato la tempesta con la stregoneria.

Il destino di Kintyra II, erede al trono di suo padre Antiochus, è certamente uno dei più tristi della storia dell'Impero. Suo cugino Uriel di primo grado, figlio della regina Potema di Solitude, accusò Kintyra di essere una figlia illegittima, alludendo all'ignominiosa decadenza della Città Imperiale che aveva caratterizzato il regno del padre. Quando tale accusa non bastò ad impedire l'incoronazione, Uriel corruppe numerosi sovrani insoddisfatti di High Rock, Skyrim e Morrowind e, con l'aiuto della Regina Potema, condusse tre attacchi contro l'Impero dei Septim.

Il primo attacco avvenne nella regione della Baia di Iliac, che separa High Rock da Hammerfell. Il seguito di Kintyra fu massacrato e l'imperatrice venne presa prigioniera. Per due anni, Kintyra II languì nelle segrete imperiali, probabilmente vicino a Glenpoint o Glenmoril, prima di essere giustiziata nella sua cella in circostanze misteriose. Il secondo fu diretto contro una serie di guarnigioni imperiali stanziate sulle isole vicino alle coste di Morrowind. Il consorte dell'Imperatrice, Kontin Arynx, cadde difendendo le fortezze. Il terzo ed ultimo attacco fu l'assedio della Città Imperiale, sferrato dopo che il Consiglio degli Anziani aveva suddiviso gli eserciti per attaccare High Rock a occidente e Morrowind a oriente. Il governo ormai indebolito aveva ben poche difese contro la determinata aggressione di Uriel e capitolò dopo appena due settimane di resistenza. Uriel salì al trono la sera stessa e si proclamò Uriel III, imperatore di Tamriel. Correva l'anno 3E 121. Ebbe così inizio la Guerra del Diamante Rosso, narrata nel secondo volume di questa serie.

martedì 16 agosto 2022

Un pensiero su Still Life di Jia Zhangke

Produrre una pellicola con un certo valore artistico non è mai semplice. I motivi possono essere molteplici, da una semplice ricezione negativa del pubblico a vere e proprie opere di ostracismo da parte dei governo locali che non vogliono lasciare che un determinata realtà venga esposta al pubblico. Jia Zhangke è uno dei registi che molte volte ha avuto problemi in patria per i suoi film perché con i suoi temi molto delicati e controversi non ha sempre ricevuto il benestare del governo cinese. Quindi, in questa situazione delicata, il regista si è trovato molte volte in posizioni scomode e difficili. Oggi vorrei parlare di "Still Life" -film diretto da lui nel 2006 e presentato a sorpresa al Festival di Venezia vincendo il Leone d'Oro -che analizza uno spaccato di realtà cinese tanto interessante quanto drammatica.

Han Sanming è un minatore che arriva a Fengjie per ritrovare la moglie e la figlia oramai scomparse da sedici anni. Una volta arrivato scopre che le donne non vivono più lì e allora, cercando il fratello della sua ex-moglie chiede informazioni. Non riuscendo ad ottenere nulla, si fa assumere come demolitore per mantenersi ed intanto aspettare un'eventuale ritorno della moglie che si scopre che in passato era fuggita nel suo luogo natio dopo essere stata comprata dal marito. Nello stesso luogo una donna, Zhao Tao, cerca il marito scomparso da due anni e, una volta trovato, scopre che quest'ultimo ha voltato completamente pagina. Una volta compreso ciò si allontana da quest'ultimo e, una volta in riva al fiume, gli chiede il divorzio.


Sanming osserva le rovine di Fengjie, passato e futuro si mescolano


Queste due storie, apparentemente slegate fra di loro hanno in realtà un elemento riscontrabile nella realtà che le unisce, il luogo. Completata nel Maggio del 2006,  la diga delle tre gole costruita nei pressi di Fengjie ha tolto case a milioni di abitanti sommergendo gran parte della città. Un progetto che ha creato una situazione sociale complicata. Mentre le persone venivano piano piano evacuate, parti degli edifici venivano demoliti. Ecco quindi che le riprese di Zhangke assumono un valore simbolico. Le sue panoramiche delicate e lente sottolineano il declino inesorabile di un passato che piano piano sta scomparendo ma che vuole in qualche modo resistere. La scelta tanto cara al cinema neorealista di Pasolini di scegliere attori presi dalla strada contribuisce a dare un'enorme forza alla pellicola. Il ritorno di Sanming è il ritorno di uomo che ad un certo punto non ha accettato il passato e che, dopo sedici anni, ha deciso di combatterlo abbattendo quegli edifici oramai fatiscenti che facevano parte della sua vita. Zhao Tao invece, durante tutta la pellicola, la vediamo abbeverarsi da ogni tipo di fonte che lei trova. In qualche modo lei accetta l'acqua - qui rappresentata come elemento di cambiamento - e vuole tagliare definitivamente i legami col proprio passato. Abbiamo quindi due tipi differenti di persone, una che resiste dolorosamente allo scorrere del tempo mentre l'altra che ne accetta la sua natura.


Sanming si confronta con la moglie appena ritrovata


Mentre osserviamo la sua storia conosceremo anche anche Zhou Lin, giovane lavoratore che diventerà amico di Sanming, Il suo omicidio causato da un dissapore fra locali è ben rappresentato tramite il tentativo di occultarne il cadavere. Quest'ultimo infatti, dopo essere stato ucciso, viene sepolto sotto un cumolo di macerie, le stesse che Sanming aveva tolto, le stesse che rappresentavano un passato contro cui è difficile fare i conti. Ecco che quindi il simbolismo della pellicola torna prepotentemente a farsi sentire. Il corpo di quel ragazzo così giovane pieno di sogni, desideri e tanta voglia di riscatto viene seppellito silenziosamente sotto le macerie di Fengjie. L'unica figura giovanile del film che non ha un passato con cui fare i conti è anche quella che paga il prezzo più alto. Alla fine del film possiamo notare come quest'ultimo non sia un capolavoro di tecnica ma quanto di espressività. Il messaggio che lancia Zhangke ed il modo in cui lo consegna allo spettatore è di una crudeltà disarmante, un messaggio di speranza ma anche di resa. Tutto narrato attraverso lo sguardo delicato del regista.




 

giovedì 11 agosto 2022

Budget Game: Nexoria

Nexoria è uno di quei prodotti indie da cui vieni attirato grazie agli screenshot e dalla descrizione del gioco. Se poi ci aggiungiamo che, durante gli sconti, lo troviamo 99 centesimi, ecco che prima o poi l'acquisto viene fatto.

No, i personaggi non sono cosi "carini"


Nexoria è il classico rogue-like creato con grafica pixel-art. Oramai di questi prodotti, gli store digitali ne sono saturi e tutti sono più o meno uguali. Raramente troviamo infatti un prodotto fresco ed innovativo e, anche se la grafica può essere più o meno piacevoli, finiamo sempre per farci solo qualche partita prima di abbandonarlo. Mi piacerebbe dire che questo non è il caso di Nexoria ma purtroppo non è cosi.

Tralasciando la trama veramente basilare e per nulla elaborata, saremo chiamati a scegliere quattro fra dieci eroi disponibili più altri quattro sbloccabili in una sessione di appena venti minuti. Ci saranno maghi, stregoni, guerrieri e paladini, insomma ogni archetipo di qualsiasi mondo fantasy che si rispetti. Una volta scelto il party ecco che ci muoveremo attraverso una serie di livelli con lo scopo di arrivare in fondo ed uscire vittoriosi dalla battaglia. Ogni casella ci costerà salute mentale e sazietà. Il primo la recupereremo riposandoci mentre per la seconda dovremo consumare il cibo trovato nel dungeon. Attenzione però perché riposarsi nel dungeon rischierà di rendervi affamati. Ogni casella può attivare un evento random che va dalla classica trappola alla possibilità di ricevere soldi o esperienza

Il sistema di combattimento a turni è molto semplicistico e si attiverà quando passeremo sopra la casella occupata da un avversario. A quel punto verremo trasportati sul campo di battaglia ed inizieremo lo scontro. Ogni azione ci costa dei punti che vengono rigenerati con lo scorrere dei turni e lo stesso vale per l'avversario. Ogni classe ha le sue abilità peculiari ma sinceramente non credo che esista alcuna sinergia fra i membri del gruppo o almeno è quello che ho percepito io. Certo, esiste la possibilità di curare il party oppure di fornirgli uno scudo protettivo ma ho avuto l'impressione che ognuno possa essere benissimo indipendente.

La schermata di combattimento


Parlando delle modalità ce ne sono di svariate ma fondamentalmente non sono cosi tante diverse. Potete esplorare un dungeon da solo - cosa che va a confermare l'indipendenza che ha ogni personaggio all'interno del gioco - esplorare un dungeon infinito oppure farvi la classica modalità storia che consiste nell'esplorare una manciata di livelli fino a concludere il gioco. Tecnicamente il titolo si difende. La pixel art è gradevole e le musiche sono orecchiabili ma i dungeon non si differenziano l'uno dell'altro se non nell'estetica e questo per me in un roguelike mi sembra un difetto non da poco

Nexoria è un titolo che riesce a malapena , grazie al prezzo a cui viene proposto, raggiunge la sufficienza. Le modalità di gioco sono pressoché identiche tranne qualche variabile e il combattimento non è abbastanza stimolante. Il titolo purtroppo si esaurisce in una manciata di minuti e, oltre a quello che farete in quel tempo, non ci sarà nient'altro. Forse i programmatori non sono riusciti o non hanno voluto aggiungere più roba fatto sta che purtroppo è un vero peccato dato che il potenziale per creare qualcosa di soddisfacente vi era tutto. Valutate l'acquisto solo se volete farvi un'idea di cosa sia un roguelike ma non volete spendere più di un euro.





lunedì 8 agosto 2022

Dove comprare le Visual Novel

 



Nonostante siano anni che oramai le Visual Novel hanno fatto capolino in occidente, vi è ancora molto difficoltà a reperirli.
Questo è dovuto alla penuria di siti che si occupano di una traduzione e del mercato ludico che, fino a qualche anno fa non era ancora del tutto digitalizzato. Ora abbiamo fortunatamente molti siti che offrono un acquisto sicuro ed economico di vari giochi e qui sotto ve ne faremo una lista.



JastUsa è una vera e propria ancora di salvezza per chi ancora non è riuscito a comprare nulla.Il suo catalogo ammonta a quasi 350 titoli e se è vero che molti di questi sono nukige dal dubbio valore artistico, altri sono vere e proprie perle. Acquistare un gioco è semplicissimo, scaricarlo ancora di più. Io stesso ci ho acquistato "Snow Sakura" e punto ad acquistare in futuro altri titoli. 


Il lavoro che fa questo publisher è oltremodo interessante. Fondata nel 2017 a Toronto, Cherry Kiss è in contatto direttamente con alcune compagnie giapponesi per esportare e tradurre le visual novel cercando di promuoverne la cultura. Purtroppo molti quasi tutti i titoli che presenta sono veri e propri nukige ma l'obbiettivo che si sono posti è senz'altro importante se vogliamo che la cultura dell'eroge sbarchi pure qua. Sul loro sito troverete un vasto catalogo e, una volta selezionato il titolo che vi interessa, vi rimanderà a Steam dove potrete acquistarlo. Continuate comunque a tenere d'occhio il sito e i loro social media per stare al corrente delle nuove produzioni che intendono portare.

Asenheim

Per problemi di compatibilità, ci troviamo molte volte a dover rinunciare ad un gioco degli anni '90. Il team di Asenheim è riuscito ad esportare in versione Flash una ventina di grandi titoli eroge/nukige di quell'annata. Se volete giocare a titoli come "nocturnal illusion" o "true love '95", questo è il posto giusto per voi.Se apprezzate il loro lavoro ricordatevi che potete sostenerli con una piccola donazione.


Denpansoft compagnia che, analogamente a quelle sopracitate, porta in territorio occidentale molte Visual Novel tradotte in lingua anglofona. Oltre ai vari giochi già disponibili su Jast USA o Cherry Kiss Games, possiede alcune esclusive di pregio come la serie "9-nine-".


Manga Gamer è un altro publisher che è riuscito nel corso del tempo a ritagliarsi una fetta importante nel mercato delle Visual Novel. Sua è l'esclusiva della serie Ranch, vero e proprio cult del mercato eroge. 

venerdì 5 agosto 2022

Jade Cocoon, il gioco che voleva essere Pokémon ma è diventata una lezione di vita



Il mondo dei videogiochi ha avuto grandi disegnatori, scrittori, programmatori e soprattutto pionieri che hanno visto più lontano degli altri, settando standard veramente enormi.Quest'ultimo non è però fatto soltanto da Final Fantasy, Resident Evil o Metal Gear ma anche da piccole software house che hanno provato a dare il loro contributo con giochi ai più sconosciuti.

E' davvero per me strano parlare in questa sede di questo titolo, trovato quasi per caso molti anni fa e tenuto per tutti questi anni sopra una mensola. Parlare di Jade Cocoon infatti è come parlare di quella persona con cui sei diventata amica e poi, dopo pochi mesi, te ne sei separato per cause che non ti spieghi. Jade Cocoon è esattemente questo, un amico che hai frequentato per poco tempo ma che  ha lasciato in te un ricordo estremamente positivo.

Prima di iniziare a parlare del gioco, facciamo una piccola disamina sulla software house che l'ha sviluppato: la Genki Kabushiki Kaisha.


La copertina giapponese del titolo

I giochi "acchiappa-mostri" dell'epoca

Nel 1990 Hiroshi Hamagaki e Tomo Kimura lasciarono SEGA per fondare la Genki Kabushiki Kaisha azienda che, nel corso degli anni, si focalizzerà sullo sviluppo di Racing Games. Nel 1998 decisero però, molto probabilmente spinti dall'enorme successo di Pokémon, ha creare un proprio gioco acchiappa-mostri per PS1 chiamandolo Jade Coocon.

All'epoca il primato di questa tipologia di giochi lo possedeva il già citato Pokémon ma, a dividersi la fetta di utenza, vi erano anche i Digimon e Monster Rancher usciti praticamente a cavallo l'uno dall'altro. Di sicuro tutti avete sentito parlare di questi prodotti ma allora perché Jade Coocon è rimasto praticamente all'ombra? Le motivazioni sono molte, prima fra tutte la mancanza di una vera e propria serie animata che, in questo tipo di produzioni, gioca un ruolo fondamentale e successivamente alla natura del prodotto. Il gioco infatti si concentra molto di più sulle tematiche ambientali e sociali, sul rapporto con le creature senzienti e sull'armonia spirituale. Temi cosi purtroppo non intrattengono un pubblico molto giovane, il quale viene distratto facilmente da contenuti più frivoli. Se a tutto ciò aggiungiamo delle recensioni dell'epoca non troppo gentile, ecco che comprendiamo cosa ha portato Jade Cocoon a stare all'ombra dei titoli più blasonati.


l'egoismo come veleno, la compassione come antidoto

Alcana ed Elrihm

Come accennato prima, si parla spesso di tematiche raramente presenti in prodotti da ragazzi come ad esempio l'egoismo umano. Prendiamo ad esempio la leggenda che fa da sfondo a questo titolo e cerchiamo di trovarci dei parallelismi con gli eventi del mondo reale. Quando esploreremo il cimitero del villaggio di Syrus potremo imbatterci in Poto, un simpatico anziano che ci narrerà molte leggende fra cui la storia di un vecchio regno chiamato Gehena Pale. Il principe di questo regno un giorno si smarrì in una foresta e, mentre girovagava, trovò una fanciulla in lacrime. Chiesto il motivo di tale afflizione, la ragazza disse di chiamarsi Alcana e di aver seppellito in quel luogo, la palude di Uban, la propria madre. Il principe una volta vista la bellezza della ragazza si innamorò subito e decise che avrebbe fatto visita regolarmente ad Alcana. Il ragazzo scoprì che ella aveva il potere di parlare agli insetti ed agli alberi e non passò molto tempo prima che nel regno si diffondesse la notizia che una strega avesse rubato il cuore dell'erede al trono. Un giorno Alcana ricavò da un bozzolo fatato un filo di seta e lo usò per tessere un bellissimo abito al re. L'abito fece talmente colpo sul monarca che ordino che il suo esercito si recasse immediatamente nella foresta e razziasse ogni bozzolo fatato. Le fate al suo interno vennero bollite vive ed il principe, in preda al dolore, chiese che quella follia finisse. Purtroppo il Re era oramai cambiato e fece rinchiudere suo figlio nelle segrete più remote del regno. Una volta venuta a conoscenza della morte del suo amato, Alcana decise di togliersi la vita gettandosi nella palude dove riposava sua madre ma, mentre stava per compiere il triste gesto, il Dio Elrihm si presentò a lei e le chiese che cosa la addolorasse tanto. Una volta confidatasi, il Dio maledì l'avarizia umana e decise che da quel momento in poi il mondo sarebbe dovuto tornare allo stato originario. Cosi, prese la decisione di inviare le locuste di Onibubu e di far nascere nella foresta creature ostili all'uomo. Sarebbe stata questione di tempo prima che l'uomo si estinguesse e una nuova terra si creasse.

Come possiamo vedere, Jade Cocoon esplora con una bellissima fiaba l'insensibilità che il genere umano ha mostrato per secoli nei confronti della natura. Pensiamo brevemente cosa stiamo vivendo oggi: riscaldamento climatico, inquinamento, disboscamento di foreste. Tutto questo è colpa delle comodità che spesso cerchiamo, del lusso che viene dalla nostra parte più egoista. Noi vogliamo l'eccesso e siamo talmente abituati al superfluo che siamo disposti a sacrificare anche la nostra casa - e quindi noi stessi- per averlo. La storia ammette tristemente che l'uomo e la natura non possono più convivere e, se ci pensiamo bene, è cosi. Noi non possiamo più stare in armonia con ciò che abbiamo considerato da sempre come mera risorsa. Jade Cocoon quindi preme questo doloroso tasto insieme ad altre tematiche sociali che, a causa di spazio, non posso esplorare ma che di sicuro non saranno estranee a chi vorrà giocare il titolo.

Un inno all'armonia, alla comprensione, alla compassione, questo è Jade Cocoon. Non è un semplice clone di Pokémon, non è semplicemente un buon gioco, è una lezione di vita e forse, specie in questi ultimi tempi, è ciò che ci occorre maggiormente.