lunedì 5 dicembre 2022

I libri della saga di "The Ring"

La mia disamina sui film principali della saga di The Ring si è conclusa qualche settimana fa quando ho trattato "Ringu 0: the birthday". Esistono molti altri capitoli ma, per quanto riguarda la serie classica, possiamo dire di aver concluso. Per quanto riguarda quest'ultimi - che sono quasi tutti degli spin-off o delle rivisitazioni del mito di Sadako- ho intenzione di trattarli ma a tempo debito. Prima mi piacerebbe fare un riassunto di Koji Suzuki, l'autore dietro questa famosa saga.


Koji Suzuki

Koji Suzuki nasce nel 1957 ad Hamamatsu, città del Giappone situata nella parte meridionale dell'isola Honshu, nella prefettura di Shizuoka. Si laurea all'università di Shizuoka e successivamente insegna privatamente a casa mentre nel tempo libero si dedica alla scrittura di romanzi. Il suo romanzo d'esordio, "Rakuen" del 1990, descrive l'amore tra un uomo ed una donna di diecimila anni. Il racconto ottiene un buon successo e permette a Suzuki di vincere il Japan Fantasy Novel Award. Sarà però con "Ring" che otterrà un grandissimo successo grazie anche alla trasposizione cinematografica di Hideo Nakata. Successivamente, sulla scia del successo di "Ring", uscirà il seguito "Spiral" e poi "Loop". Nel 1999 sarà la volta di "Birthday", nel 2012 di "S" e l'anno successivo di "Tide". Attualmente scrive saggi riguardanti l'educazione dei figli e sembra per ora aver sospeso - al contrario delle varie trasposizioni cinematografiche del soggetto - le storie ambientate nell'universo di "The ring".

Come abbiamo letto i libri sono molti ma purtroppo qui da noi in Italia sono arrivati solo i primi tre offrendoci quindi solo metà della storia da lui scritta. Se a ciò aggiungiamo che quest'ultimi sono di difficile reperibilità, ne consegue che non sono molti a conoscere l'intero arco narrativo. La mia intenzione sarebbe quella di trattare almeno quelli arrivati da noi giusto per esporre le varie differenze fra film e romanzo che sono di notevole importanza.


Un pensiero su Secretary di Steven Shainberg (2002)


Secretary (2002) è quella punta di diamante nel panorama dei film erotici e romantici. Steven Shainberg è stato il regista di questo favoloso film (che è anche il suo più famoso) ma ha anche girato il drammatico "Fur-Un" (2006) e "Rupture" (2006). Il comparto musicale della pellicola è stato affidato ad un sempre magistrale Angelo Badalamenti conosciuto anche per il suo contributo all'intera serie di Twin Peaks.Il film infine è liberamente ispirata al racconto breve presente nella raccolta "Cattiva Condotta" di Mary Gaitskill.

La storia parla di Lee Holloway, ragazza appena uscita da una clinica psichiatrica a causa dell'autolesionismo. Tornata a casa, si rende conto che il mondo intorno a lei continua a farle male, in particolar modo il contesto familiare in cui è costretta a vivere, così rientra ancora una volta nella spirale di dolore dal quale credeva di essere uscita. Al matrimonio di sua sorella. incontra un vecchio compagno di classe che diventerà il suo fidanzato. Nel frattempo, volendo dare una svolta positiva alla sua vita, segue corsi di dattilografia superandoli brillantemente. Una sera mentre getta i suoi arnesi utilizzati per infliggersi del male, si imbatte in un foglio di giornale con degli annunci di lavoro.Decide così di fare un colloquio di lavoro come segretaria presso l'avvocato Edward Gray.L'incontro con l'avvocato si rivelerà decisivo nel cambiamento radicale della ragazza ma il resto lo lascerò scoprire a voi.


Quello che è il tema centrale della pellicola è la doppia vita che i protagonisti vivono per sopprimere il proprio Io. Non è facile coglierne le sfumature poiché, sin da subito, il nostro regista nasconde allo spettatore meno attento quello che vuole realmente comunicare. Superficialmente quindi il film potrebbe risultare un semplice omaggio al mondo BSDM e sulle sue problematiche ma, se esplorato a fondo, è in realtà un inno all'onestà e libertà in primo luogo con sé stessi.

La bellissima ma trascurata Lee, sopprime col dolore fisico la sofferenza causatogli della totale incuranza affettiva ed emotiva dei suoi genitori che, con i loro problemi, non fanno altro che mettere un peso sulle spalle alla ragazza. Gray invece sopprime col suo mestiere da avvocato, il sentirsi sminuito come uomo da una ex moglie prevaricante e ingombrante. Questo è dunque il filo conduttore fra i due, vittime di contesti opprimenti ma entrambi, tra un gioco erotico e l'altro, riescono a trovare la loro dimensione dove sono perfettamente bilanciati nelle loro fragilità. Quello che accade a Lee è una fioritura dell'anima. Lei è stata condotta nel suo centro grazie in primo luogo dall'oratoria di Gray successivamente alle pratiche fatte in comune. Le ha donato lo sguardo giusto su come non essere più vittima impassibile degli eventi tramutando il suo senso di volontà personale e un ritorno al proprio stato femminile(simboleggiato nel film dall'Orchidea).Adesso è lei a decidere consapevolmente come e quando fermarsi o subire dolore, le ha donato una follia controllata. La ragazza ha dimostrato a Gray quanto può essere importante non vergognarsi di ciò che si è e quindi a questo punto è riuscito a svelare sé stesso nell'atto del fare piuttosto che del dire. Perciò avendovi illustrato la natura dei protagonisti, potete ben capire che le scene BSDM sono soltanto un'espediente per farvi comprendere fino in fondo quanto i due si siano potuti salvare soltanto potendosi aprire nel modo migliore che conoscono, in un turbine che risiede in una linea sottile tra piacere e dolore controllato.

In conclusione, se cercate una pellicola sincera sul rapporto tra uomo e donna e su quanto possa essere importante e piena di responsabilità la vita di coppia - a volte non priva di follia- questa pellicola fa per voi. Se invece cercate un film copia della trilogia delle 50 sfumature - che ricordo è uscito successivamente - non riuscirete a cogliere - e di conseguenza apprezzare a pieno - la delicatezza delle note contenute e per niente volgari delle avances che la coppia si scambia durante la durata della pellicola. Se siete femministe incallite tacete o andate oltre, meglio ancora buttate via l'ipocrisia velenosa che contraddistingue questi tempi perché vi trovate di fronte ad una pellicola di una dolcezza ed onestà disarmante, dissacrando quello che sono i vostri preconcetti su cosa dovrebbe essere una relazione a due, ed a questo punto vi lascerei con una frase che pronuncia il terapeuta di Lee:
"A CHI SPETTA DIRE CHE L'AMORE DEBBA ESSERE MORBIDO O GENTILE?"


Recensione scritta dalla collaboratrice Giorgia Pacifico