martedì 16 agosto 2022

Un pensiero su Still Life di Jia Zhangke

Produrre una pellicola con un certo valore artistico non è mai semplice. I motivi possono essere molteplici, da una semplice ricezione negativa del pubblico a vere e proprie opere di ostracismo da parte dei governo locali che non vogliono lasciare che un determinata realtà venga esposta al pubblico. Jia Zhangke è uno dei registi che molte volte ha avuto problemi in patria per i suoi film perché con i suoi temi molto delicati e controversi non ha sempre ricevuto il benestare del governo cinese. Quindi, in questa situazione delicata, il regista si è trovato molte volte in posizioni scomode e difficili. Oggi vorrei parlare di "Still Life" -film diretto da lui nel 2006 e presentato a sorpresa al Festival di Venezia vincendo il Leone d'Oro -che analizza uno spaccato di realtà cinese tanto interessante quanto drammatica.

Han Sanming è un minatore che arriva a Fengjie per ritrovare la moglie e la figlia oramai scomparse da sedici anni. Una volta arrivato scopre che le donne non vivono più lì e allora, cercando il fratello della sua ex-moglie chiede informazioni. Non riuscendo ad ottenere nulla, si fa assumere come demolitore per mantenersi ed intanto aspettare un'eventuale ritorno della moglie che si scopre che in passato era fuggita nel suo luogo natio dopo essere stata comprata dal marito. Nello stesso luogo una donna, Zhao Tao, cerca il marito scomparso da due anni e, una volta trovato, scopre che quest'ultimo ha voltato completamente pagina. Una volta compreso ciò si allontana da quest'ultimo e, una volta in riva al fiume, gli chiede il divorzio.


Sanming osserva le rovine di Fengjie, passato e futuro si mescolano


Queste due storie, apparentemente slegate fra di loro hanno in realtà un elemento riscontrabile nella realtà che le unisce, il luogo. Completata nel Maggio del 2006,  la diga delle tre gole costruita nei pressi di Fengjie ha tolto case a milioni di abitanti sommergendo gran parte della città. Un progetto che ha creato una situazione sociale complicata. Mentre le persone venivano piano piano evacuate, parti degli edifici venivano demoliti. Ecco quindi che le riprese di Zhangke assumono un valore simbolico. Le sue panoramiche delicate e lente sottolineano il declino inesorabile di un passato che piano piano sta scomparendo ma che vuole in qualche modo resistere. La scelta tanto cara al cinema neorealista di Pasolini di scegliere attori presi dalla strada contribuisce a dare un'enorme forza alla pellicola. Il ritorno di Sanming è il ritorno di uomo che ad un certo punto non ha accettato il passato e che, dopo sedici anni, ha deciso di combatterlo abbattendo quegli edifici oramai fatiscenti che facevano parte della sua vita. Zhao Tao invece, durante tutta la pellicola, la vediamo abbeverarsi da ogni tipo di fonte che lei trova. In qualche modo lei accetta l'acqua - qui rappresentata come elemento di cambiamento - e vuole tagliare definitivamente i legami col proprio passato. Abbiamo quindi due tipi differenti di persone, una che resiste dolorosamente allo scorrere del tempo mentre l'altra che ne accetta la sua natura.


Sanming si confronta con la moglie appena ritrovata


Mentre osserviamo la sua storia conosceremo anche anche Zhou Lin, giovane lavoratore che diventerà amico di Sanming, Il suo omicidio causato da un dissapore fra locali è ben rappresentato tramite il tentativo di occultarne il cadavere. Quest'ultimo infatti, dopo essere stato ucciso, viene sepolto sotto un cumolo di macerie, le stesse che Sanming aveva tolto, le stesse che rappresentavano un passato contro cui è difficile fare i conti. Ecco che quindi il simbolismo della pellicola torna prepotentemente a farsi sentire. Il corpo di quel ragazzo così giovane pieno di sogni, desideri e tanta voglia di riscatto viene seppellito silenziosamente sotto le macerie di Fengjie. L'unica figura giovanile del film che non ha un passato con cui fare i conti è anche quella che paga il prezzo più alto. Alla fine del film possiamo notare come quest'ultimo non sia un capolavoro di tecnica ma quanto di espressività. Il messaggio che lancia Zhangke ed il modo in cui lo consegna allo spettatore è di una crudeltà disarmante, un messaggio di speranza ma anche di resa. Tutto narrato attraverso lo sguardo delicato del regista.




 

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