Quando parliamo di Horror giapponesi, la nostra mente va automaticamente al Ringu di Hideo Nakata o al Ju-on di Takeshi Shimizu. Certo, i più esperti potrebbero anche - con giusta ragione - citare il Kwaidan di Masaki Kobayashi perciò è giusto analizzare cosa l'oriente considera "spaventoso" e come lo veicolo attraverso produzioni del genere.
La mitologia giapponese fra Kojiki e Shintoismo
Prima di tutto è bene sapere che il J-Horror - così come viene chiamato l'horror giapponese - attinge quasi sempre al folklore nipponico. Una mitologia ricca di simboli e creature che trovano origine in una delle opere più importanti giapponesi, il Kojiki. Il Kojiki - che significa letteralmente "vecchie cose scritte"- nasce in ambienti regali nell'VIII secolo ad opera di O no Yasumaro che, alla corte del sovrano Tenmu, venne redatto e consegnato circa 26 anni dopo alla nipote Genmei. L'opera narra la mitologia giapponese ed è quasi un tentativo per dare identità e lustro al paese e, in qualche modo, cementare un suo legame col divino. Nell'opera troveremo quindi i miti che faranno da pilastro portante alla cultura nipponica. Izanagi, Izanami, Amaterasu e Susanoo sono solo alcuni dei nomi degli antichi dei che affollano il Pantheon giapponese e l'opera non fa che altro che descriverci l'attività di quest'ultimi impegnati nella creazione del Giappone. Abbiamo riferimenti al confucianesimo ed al taoismo e incomincia a far capolino la religione principale del paese del Sol Levante, lo Shintoismo. Ecco che di conseguenza "compaiono" una serie di creature legate a miti o leggende che contribuiranno a rendere tanto ricca quanto affascinante la mitologia giapponese come ad esempio gli Yokai o gli Onryo. Comprendo benissimo che riassumere una argomento del genere in poche righe è quasi impossibile e mi scuso per le eventuali imprecisioni o omissioni ma questa introduzione era necessaria per portarci al prossimo argomento ed in seguito all'arte nel cinema giapponese.
Lafcadio Hearn e l'introduzione della cultura dello spettro giapponese in occidente
Lafcadio Hearn (1850 - 1904) fu un giornalista e scrittore irlandese naturalizzato giapponese che guadagnò popolarità per i suo scritti giapponesi. Un esempio è la sua opera principale ovvero "Kwaidan:Stories and Studies of Strange Things", libro in cui vi si trovano storie di Yokai ed altre leggende giapponesi. L'importanza di questi scritti è stata quella di aprire l'occidente ad una visione completamente diversa dalla loro riguardante il mondo degli spiriti ed è stato un tentativo estremamente importante in quanto non si limitava solo a questo ma anche ad offrire un'ulteriore visione di un Giappone preindustriale. Grandi scrittori ed intellettuali come George Orwell accusarono Hearn di "trans-nazionalismo" o di "esotizzazione" del Giappone ma ad oggi sappiamo per certo che senza il suo contributo sarebbe stato estremamente difficile per noi goderci oggi di uno strumento in grado di comprendere meglio il Giappone più remoto. Lo stesso Kobayashi attingerà al suo libro per la creazione del suo film citato nell'introduzione.
Abbiamo quindi la base folkloristica e uno dei più importanti divulgatori di questa materia. Ci manca ora di analizzare grazie a questi gli spiriti vendicativi del Sol Levante.
Gli Onryo, gli spiriti vendicativi
Gli Onryo sono un tipo di fantasmi (Yurei) che tornano di solito a tormentare i vivi. Le cause possono essere molteplici. Partiamo da una moglie abbandonata o uccisa fino ad una promessa infranta in punto di morte. In poche parole un essere umano che ha subito una qualche genere di ingiustizia causandogli la morte, torna per perseguitare il malcapitato. Mi rendo conto che ho semplificato molto ma allo stesso tempo di aver veicolato in maniera chiara la genesi di questa tipologia di spettri. Purtroppo molte volte accade che questo tipo di fantasmi, una volta morti, possano molte volte compiere una giustizia sommaria. E' il caso di Sadako o Kayako in cui le loro maledizioni non solo si posano sull'autore delle loro sofferenze ma anche su vittime innocenti che il caso le ha portate ad averci a che fare. Ritorniamo brevemente su Kayako. Nella pellicola la donna viene uccisa in maniera terribile dal marito infatti subisce sia la stroncatura del collo che la pugnalata a quest'ultimo che la porterà a fare il suo caratteristico verso. Lo spirito in seguito ucciderà il marito strangolandolo coi capelli ma, una volta fatto ciò, tornerà ad infestare nuovamente il luogo del suo omicidio per uccidere chiunque ci metta piede. In questo caso il sentimento rancoroso è il carburante inesauribile che porterà Kayako a vestire i panni della donna maledetta per sempre. Possiamo porci la classica domanda, è possibile mettere fine alla maledizione. In molti libri o pellicole di solito viene chiesto l'aiuto di un'esorcista ma anche lì il successo non è garantito.
Abbiamo visto quindi che promesse infrante, omicidi o altre azioni riprovevoli portano nell'horror giapponese a conseguenze disastrose di cui difficilmente la vittima può liberarsi. La negazione di questo argomento nella realtà è impossibile perché chiunque, in cuor suo, ha quella punta di superstizione che lo governa quotidianamente.
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