domenica 27 novembre 2022

Un pensiero su Old Boy di Park Chan-wook

Parlare di Old Boy dopo diciannove anni non è facile. Cosa dire che non sia già stato detto su una delle opere più impattanti di uno dei registi coreani più importanti se non cercare di dare la propria opinione su cosa ha rappresentato questo film. Ricordo di averlo noleggiato appena uscì in Italia in home video e, una volta averlo visto, di aver provato talmente tante emozioni da non saperle quantificare ma andiamo con ordine.

Oh Dae-soo è un normalissimo uomo che ad un certo punto della sua vita viene rapito da sconosciuti e tenuto sotto chiave per quindici anni. Durante questo periodo cercherà di scoprire l'identità dei suoi rapitori ma, dopo vari tentativi falliti, vi rinuncerà ed incomincerà ad ideare un piano di fuga. Per non impazzire del tutto, a causa della solitudine della prigionia, si prenderà cura del suo corpo tramite vari allenamenti e praticherà un po' di boxe. Fra un pasto di ravioli e l'altro mediterà anche la vendetta verso chi lo ha condannato a tale ingiustizia fino al giorno in cui, senza nessuna spiegazione, viene rilasciato.

Questa è in breve la sinossi del film e già da qui possiamo intravedere l'originalità del soggetto. Bisognerà però andare ancora più avanti per sviscerare il significato dell'opera e quindi, chi ancora non abbia visto questo film, dovrebbe evitare di leggere da qui in avanti.

Una volta libero Dae-soo incomincerà una caccia all'uomo. Molte sono le domande che vorrebbe fargli ma una fra tutte gli ronza particolarmente in testa, perché ha dovuto scontare una pena così dura, lui uomo dalla vita semplice? Dopo varie indagini scopre il palazzo dove gli aguzzini lo tenevano, interroga il capo ma non arriva a nulla. Viene solo a sapere che qualcuno ha pagato per far sì che lui stesse quindi anni chiuso. Nonostante i rapitori compiessero quasi giornalmente operazioni del genere, Dae-soo è l'unico che è restato cosi tanto tempo dentro. Aveva saputo tutto quello che c'era da sapere ed escluso la dubbia attività di queste persone, era chiaro che loro non c'entravano nulla. Nel frattempo fa la conoscenza di Mi-Do, una giovane cameriera in un ristorante ed istaurerà con lei una relazione. L'uomo cerca ancora di proseguire la sua ricerca e scopre che un tale Lee Woo-jin, un potente uomo d'affari, è l'artefice di tutto. Dopo altrettante vicende i due si confrontano nell'attico di Woo-Jin e quest'ultimo incomincia a raccontargli la motivazione dietro tutto ciò. Dae-soo e Woo-jin frequentavano da adolescenti lo stesso istituto scolastico quando un giorno, il nostro protagonista, vede Woo-jin e sua sorella appartati in una classe in atteggiamenti intimi. Incapace di trattenersi, Dae-soo riferì tutto ad un suo amico e, dopo qualche giorno, le voci dello strano rapporto fra fratello e sorella incominciano a fare il giro dell'istituto. La sorella, che si era convinta di essere incinta, si suicidò lanciandosi da un ponte, lasciando Woo-Jin nel dolore. Quest'ultimo una volta finito di raccontare la storia aggiunge un dettaglio ancora più raccapricciante. La figlia che tanto cercava, era in realtà la stessa Mido. Quest'ultima infatti era stata ipnotizzata a finché si innamorasse di Dae-soo, suo padre, e riuscendo quindi a far completare il piano diabolico a Woo-jin. In preda alla disperazione Dae-soo promette di essere quello che vuole per l'uomo ma lo implora di non rivelare mai la verità alla ragazza. In un impeto di disperazione arriva pure a tagliarsi la lingua stramazzando al suolo. Woo-jin fa un'ultima risata e si allontana uscendo dall'attico. Una volta in ascensore, tira fuori una pistola e si spara alla tempia. Il film si conclude con Dae-soo che osserva con occhi spenti un paesaggio innevato con accanto Mi-Do. Non si sa bene quanto sia passato ma a noi questo non importa. Rimane solo un'estrema sensazione di tristezza.

Old Boy come avete letto è un film crudele, violento e triste. In questa vicenda non esistono eroi né antagonisti quanto una serie di situazioni grottesche e molte volte inspiegabili. Riflettiamo però bene e cerchiamo di capire il film rispondendo ad alcune domande. Prima di tutto questo è il secondo film della cosiddetta trilogia della vendetta dove Park Chan-wook esplora questo tema con una minuzia incredibile. Di chi è in questo caso la vendetta? Ad una prima visione siamo ingannati nel pensare che sia Dae-soo a perseguire vendetta contro Woo-jin e, anche se alla fine, quest'ultimo rivela la verità noi siamo sempre dalla parte nel protagonista. Riflettiamo però attentamente e vediamo la cosa dal punto di vista del suo nemico.

Woo-jin prova qualcosa di più che un semplice affetto per la propria sorella e non sta a noi giudicare se questo sia giusto o sbagliato. Il desiderio che prova è anche carnale e il rifugiarsi fra il seno della sorella ci trasmette qualcosa che va al di là del semplice piacere carnale, qualcosa di più materno. Non sappiamo infatti la storia familiare di Woo-jin; magari aveva solo la sorella come punto di riferimento affettivo oppure no ma noi non potremo mai saperlo se non che, nel momento in cui muore la ragazza, qualcosa dentro il ragazzo va in pezzi, forse il cuore e forse anche la mente. Aspetterà anni prima di essere nelle condizioni giuste per poter mettere in pratica la sua vendetta contro l'uomo ritenuto colpevole di aver ucciso sua sorella. E' vero, Dae-soo materialmente non compie l'omicidio ma parla e molte volte la parola può uccidere. Ecco che la vendetta si compie in due parti. La prima è la reclusione di Dae-soo. Forse i quindici anni non sono a caso ma sono il periodo con cui Woo-jin ha dovuto avere a che fare prima della vendetta e la seconda è il rapporto che artificiosamente lo costringe con la figlia. Perché incesto non è solo fra fratello e sorella ma anche fra padre e figlia fino alla terza parte, completamente non voluta da Woo-jin dove il protagonista si taglia la lingua oramai consapevole che non quest'ultima non solo ha condannato sé ma anche Mido. Una volta che però Woo-jin ha ottenuto la sua vendetta decide di far calare il sipario sulla sua vita. Credo che quello che aveva tenuto in vita l'uomo fino ad ora non era altro che la vendetta ma una volta ottenuta il suo scopo di vita sia venuto meno. Era la vendetta incarnata, qualcosa che non poteva esistere più una volta nutrita. Woo-jin quindi era tutto ciò e non poteva più andare avanti, la sua stessa esistenza era stata costruita per quel momento. Durante la storia veniamo inoltre a sapere che l'uomo soffriva di problemi cardiaci. Non so se sia voluto o meno dal regista ma io vi ho letto un significato profondo. Il cuore è considerata la sede poetica dei nostri sentimenti e una sua malfunzione la possiamo imputare al continuo desiderio di vendetta maturato per anni e dal dolore provocato una volta morta la sorella .Per quanto riguarda Dae-soo possiamo dire che, come suggerito da Woo-jin, i due troveranno il modo di amarsi perchè in fin dei conti è quest'ultimo che importa realmente.

Park Chan-wook mette in piedi questa tragedia esistenziale e crudele con una regia, fotografia e montaggio perfetti. Il film ha un ritmo incredibile e non accenna mai a frenare. E' un continuo turbine di emozioni fino alla fine. Ci sono inquadrature degne da manuale del cinema e un piano sequenza che, per molti appassionati di cinema, è entrato di diritto nella storia di quest'ultimo. L'interpretazione degli attori è stellare e molte volte sembrerà di toccare questi personaggi da quanto sono sviluppati bene.

Old Boy è un film crudele, a tratti sadico ma anche di dotato di una profondità rara. Park Chan-wook ci consegna una storia destinata a rimanere impressa per sempre negli spettatori e firma uno dei capolavori del cinema coreano.




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