martedì 22 novembre 2022

Un Pensiero su Ju-on di Takeshi Shimizu (2000)


L'horror giapponese si distingue principalmente da quello occidentale per le tematiche che affronta dagli elementi che possiede, unici nel suo genere. Quest'ultimo infatti attinge a piene mani alla mitologia del Sol Levante rappresentata da Yokai, scintoismo e sciamanesimo. Uno dei film più rappresentativi in questi tempi moderni è sicuramente Kwaidan di Masaki Kobayashi uscito nelle sale giapponesi nel 1964 oppure, se vogliamo prodotti più recenti, Ringu di Hideo Nakata  o Ju-On di Takashi Shimizu. Dato che di Ringu ho trattato ampiamente nelle settimane scorse, vorrei ora parlare di Ju-On e di come per me abbia contribuito a creare l'archetipo della casa infestata in salsa orientale.

Come già detto poco fa, Ju-On è stato girato da Takashi Shimizu. Uscito in Giappone nel 2000, il film è stato in grado di catturare l'immaginario collettivo giapponese ed a riscuotere un discreto successo tanto che la saga conta ad oggi numerosi remake e spin-of.


La storia di Ju-On è esplorata attraverso i punti di vista di sei personaggi che per motivi volontari o involontari si troveranno ad esplorare una casa maledetta dove sembra si sia consumata una violenta tragedia. Nella cultura giapponese infatti, chi muore in maniera violenta e rancorosa, finisce per non trapassare del tutto ma rimane ad infestare il luogo della sua dipartita per un tempo che a noi non è concesso sapere. Questo tipo di spettri vengono chiamati Onryo e sono spiriti vendicativi che uccidono indiscriminatamente i vivi. I protagonisti quindi si troveranno faccia a faccia con Kayako, uno di questi spettri, e suo figlio Toshio che sembra anche lui vittima di questo destino. Una storia quindi già dalle basi crudele e triste di cui è difficile pensare ad un epilogo felice. Man mano che scopriremo il destino riservato ai protagonisti, saremo anche testimoni di importanti retroscena circa l'origine della maledizione ma, per comprendere ciò, bisognerà fare molta attenzione dato che il film ha una linea temporale tutta sua. Fra un protagonista e l'altro potrebbero passare mesi oppure anni e, anche se apprezzo questo tipo di narrazione, devo dire che qui risulta un po' confusa. Escluso questo difetto reputo Ju-On un grande film di atmosfera. Se è vero che il montaggio è lento è altresì vero che possiede un'atmosfera unica nel suo genere. I movimenti di camera sono sempre ben dosati e creano la giusta tensione ma credo che il lavoro più grande lo faccia Takako Fuji, l'attrice che interpreta Kayako. Al tempo infatti oltre ad essere attrice e doppiatrice, era anche una ballerina ed una talentuosa contorsionista, qualità che gli ha permesso di rappresentare lo spettro in maniera inquietante. I suoi infatti sono movimenti fatti di scatti nervosi e pose innaturali. Vederla mentre scende le scale è quanto più di inquietante ma anche di affascinante che si possa osservare ed il trucco che possiede dona al tutto un aspetto caratteristico.

Ju-On è un film che ha dalla sua una grande atmosfera. La storia che racconta appassiona ma allo stesso tempo potrebbe rischiare di confondere lo spettatore più disattento. La performance di Takako Fuji (Kayako) è la caratteristica che però innalza la pellicola e senza ombra di dubbio ha contribuito ha creare nel corso del tempo la figura della donna maledetta che cerca vendetta nel mondo esterno.


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